La scusa? Un campanello d’allarme

Un argomento importante, e di cui si parla molto spesso quando si parla di benessere mentale nello sport, è quello delle scuse, perciò è bene spenderci due parole.
La prima cosa che si deve fare quando si parla di scuse è calare il velo sulla sua quantità, cioè ammettere che ce ne diciamo tante, spesso tantissime, e la maggior parte delle volte neanche ci accorgiamo di dircele. Quindi vi invito a fare mente locale su tutto quello che vi raccontate prima, durante e dopo un allenamento o una gara. Qualche esempio? La lista può diventare infinita: l’illuminazione, il terreno di gioco, la temperatura, il pubblico, mio padre, il letto che mi ha fatto venire il torcicollo, l’avversario che oggi fa il fenomeno…che faccio, continuo?


Sperando di avervi convinto del fatto che quasi tutti, chi molto di più chi molto di meno, troviamo delle scuse chiariamo anche che la scusa non è altro che un sistema per giustificare il mancato raggiungimento di un obiettivo. A questo punto sgombro il campo da un’obiezione: avete ragione, le scuse non hanno ad oggetto per forza cose campate in aria. In effetti può essere vero che quel giorno il vostro avversario ha messo in campo una prestazione sopra il suo livello abituale, ma il problema non è solo la veridicità di ciò che vi raccontate, bensì soprattutto la finalità con cui lo dite. Infatti il fine di analizzare gli elementi di una prestazione dovrebbe essere quello (positivo) di trovare criticità e spunti per migliorare, e non quello di giustificare un risultato senza alcuna tendenza a modificare ciò che si è fatto, cosa che invece si fa quando si trovano soltanto scuse. La differenza, ne converrete, è essenziale.

Dunque, prima ancora di vedere se ciò che vi dite è vero oppure no, c’è da cambiare atteggiamento verso questo meccanismo. Come? Beh sarò sincero, non è facile, e questo perché la scusa non è il problema in sé ma solo un campanello d’allarme di qualcos'altro che non funziona come dovrebbe, una specie di punta dell’iceberg che riguarda il vostro approccio mentale. Sì perché le scuse hanno a che fare con tre aspetti fondamentali del nostro lato mentale: la motivazione, la disciplina e gli obiettivi. Se uno di questi tre aspetti è assente o vacilla è facile sentire di non essere in grado di cambiare le cose, di non poter raggiungere ciò che vorremmo. Ed è allora che la scusa si presenta come la scappatoia più semplice, il più classico dei “dare la colpa a qualcun altro o qualcos’altro” che almeno parzialmente ci libera dalle responsabilità. 

Ecco perché per cambiare questo atteggiamento non si deve agire sulla scusa (dirsi di non trovare scuse non serva a molto), ma piuttosto agire sui tre elementi che come radici la sollecitano. Se sapete di avere una motivazione forte che alimenta la vostra determinazione, una disciplina che vi consente di perseguire ciò che volete con costanza, e vi siete dati degli obiettivi adatti alla vostra situazione allora non c'è spazio per le scuse. Anzi, la scusa si potrà trasformare in analisi di quanto sta succedendo, cioè nella capacità di individuare gli elementi che hanno o stanno determinando il successo o meno del vostro progetto. Ovviamente scindendo quelli sotto il vostro controllo da quelli che non lo sono, ma questo è un altro discorso. Solo lavorando in questo senso, assieme ad altre difficoltà e disagi, anche le scuse se ne andranno.