Pillole di mental training. Il Lavoro di gruppo: istruzioni per l’uso per iniziare col piede giusto.
Il lavoro di gruppo è tutto intorno a noi, si potrebbe dire. Anche quando pensiamo di lavorare in autonomia capita di avere bisogno, affinché l’obiettivo del caso vada in porto, che qualcun altro faccia la sua parte. Beh, che lo vogliate o no questo è già lavoro di gruppo. La cosa bella è che magari ci arrabbiamo se quel giocatore o quel collaboratore non fa le cose come vorremmo, il che però è del tutto normale visto che non stiamo lavorando in team. Nello sport, poi, il risultato della mancanza è particolarmente tangibile dal momento che il risultato non prescinde dalla dedizione degli attori in gioco, e perciò riuscire a lavorare tutti insieme è davvero sempre determinante.
Il punto di partenza, non solo nello sport, è che spesso si lavora “per ufficio” e non per obiettivo. Le persone, infatti, in un’organizzazione sono divise in gruppi a prescindere dal singolo lavoro da svolgere, ma i compiti sono invece i più vari, e spesso non si attagliano perfettamente alla struttura di riferimento. Immaginate, ad esempio, che uno dei vostri giocatori abbia un improvviso calo di rendimento in certe situazioni di gioco. Potrebbe essere un problema mentale, oppure una situazione diversa. In campo il giocatore viene visto dal preparatore atletico, mentre a parte viene seguito da un mental trainer. Questa è la procedura prevista ad inizio stagione, si lavora “per ufficio”.
Cosa significa invece lavorare per obiettivi? Significa in primo luogo individuare la singola procedura che porta a raggiungere quel risultato, comprese le risorse (umane in primis) che servono. E queste persone spesso non lavorano nello stesso ufficio, ma comunque devono lavorare insieme per quella cosa. Nel caso sopra descritto, probabilmente sarebbe il caso che allenatore, mental trainer e preparatore atletico lavorassero insieme, trovandosi direttamente sul campo durante gli allenamenti per vedere cosa succede al giocatore, mentre di solito mental trainer e preparatore atletico si vedono più di rado e durante le riunioni di staff. Così si crea un gruppo specifico per un obiettivo specifico, con modalità proprie. Questo approccio è estremamente efficace.
Una volta individuato un gruppo di lavoro, però, è essenziale che prima ancora di iniziare ad organizzarsi si abbiano chiare le condizioni di base che regolano qualsiasi team, altrimenti le cose non funzioneranno.
Ecco di seguito queste condizioni:
- Prendersi le proprie responsabilità: ogni membro deve essere consapevole del proprio ruolo e della sua importanza, deve essere pronto a rispettare i propri impegni e, cosa non meno importante, deve essere pronto a contribuire con le proprie idee;
- Tener fede ai propri impegni: bisogna essere responsabili in questo senso, gestendo al meglio il proprio tempo, discutendo con il capo le priorità e segnalando per tempo eventuali ritardi;
- Contribuire ai momenti di discussione, pur avendo ognuno un proprio ruolo all’interno delle riunioni (questo è un argomento che sarà trattato a parte)
- Ascoltare: forse è la regola più importante di tutte. Se si ascolta si comprendono i problemi del gruppo, e si trovano le soluzioni vincenti;
- Fornire e accettare feedback: è fondamentale sentirsi liberi di dire cosa si pensa all’interno del gruppo perché questo serve a migliorare il lavoro, ma bisogna anche essere pronti ad ascoltare le osservazioni degli altri.
Si tratta sostanzialmente di pre-requisiti, cioè principi che precedono la definizione degli elementi chiave che costituiscono il lavoro vero e proprio, ma spesso vengono ignorati. Siate chiari con i vostri compagni affinché abbiano chiari questi concetti prima di iniziare perché dopo, una volta avviato il lavoro, sarà troppo tardi per rimediare.
Fatto? Bravi, ora siete pronti per lavorare in gruppo.
Vedi anche:
Pillole di mental training: rilassarsi, una capacità fondamentale dell’atleta
Pillole di mental coaching: non date la colpa al destino!
Pillole di mental training: focalizza il pensiero contro gli elementi di disturbo
Il punto di partenza, non solo nello sport, è che spesso si lavora “per ufficio” e non per obiettivo. Le persone, infatti, in un’organizzazione sono divise in gruppi a prescindere dal singolo lavoro da svolgere, ma i compiti sono invece i più vari, e spesso non si attagliano perfettamente alla struttura di riferimento. Immaginate, ad esempio, che uno dei vostri giocatori abbia un improvviso calo di rendimento in certe situazioni di gioco. Potrebbe essere un problema mentale, oppure una situazione diversa. In campo il giocatore viene visto dal preparatore atletico, mentre a parte viene seguito da un mental trainer. Questa è la procedura prevista ad inizio stagione, si lavora “per ufficio”.
Cosa significa invece lavorare per obiettivi? Significa in primo luogo individuare la singola procedura che porta a raggiungere quel risultato, comprese le risorse (umane in primis) che servono. E queste persone spesso non lavorano nello stesso ufficio, ma comunque devono lavorare insieme per quella cosa. Nel caso sopra descritto, probabilmente sarebbe il caso che allenatore, mental trainer e preparatore atletico lavorassero insieme, trovandosi direttamente sul campo durante gli allenamenti per vedere cosa succede al giocatore, mentre di solito mental trainer e preparatore atletico si vedono più di rado e durante le riunioni di staff. Così si crea un gruppo specifico per un obiettivo specifico, con modalità proprie. Questo approccio è estremamente efficace.
Una volta individuato un gruppo di lavoro, però, è essenziale che prima ancora di iniziare ad organizzarsi si abbiano chiare le condizioni di base che regolano qualsiasi team, altrimenti le cose non funzioneranno.
Ecco di seguito queste condizioni:
- Prendersi le proprie responsabilità: ogni membro deve essere consapevole del proprio ruolo e della sua importanza, deve essere pronto a rispettare i propri impegni e, cosa non meno importante, deve essere pronto a contribuire con le proprie idee;
- Tener fede ai propri impegni: bisogna essere responsabili in questo senso, gestendo al meglio il proprio tempo, discutendo con il capo le priorità e segnalando per tempo eventuali ritardi;
- Contribuire ai momenti di discussione, pur avendo ognuno un proprio ruolo all’interno delle riunioni (questo è un argomento che sarà trattato a parte)
- Ascoltare: forse è la regola più importante di tutte. Se si ascolta si comprendono i problemi del gruppo, e si trovano le soluzioni vincenti;
- Fornire e accettare feedback: è fondamentale sentirsi liberi di dire cosa si pensa all’interno del gruppo perché questo serve a migliorare il lavoro, ma bisogna anche essere pronti ad ascoltare le osservazioni degli altri.
Si tratta sostanzialmente di pre-requisiti, cioè principi che precedono la definizione degli elementi chiave che costituiscono il lavoro vero e proprio, ma spesso vengono ignorati. Siate chiari con i vostri compagni affinché abbiano chiari questi concetti prima di iniziare perché dopo, una volta avviato il lavoro, sarà troppo tardi per rimediare.
Fatto? Bravi, ora siete pronti per lavorare in gruppo.
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