Imparare dalla sconfitta...

Ho una domanda per voi atleti: come prendete una brutta sconfitta, e quando dico brutta intendo non preventivata oppure in un’occasione particolarmente importante?
E per voi allenatori: la vostra squadra come reagisce di fronte a una sconfitta bruciante?



Ci sono tre modi di affrontare questo evento del tutto normale nella vita di uno sportivo:
- fare finta che la sconfitta non ci sia mai stata (cancellare la sconfitta)
- cercare di capire cosa è andato storto e cercare di migliorare gli aspetti evidenziati
- inquadrare la sconfitta nell’ambito degli obiettivi di torneo/stagionali e valutare se prevista come possibile oppure no.

Il primo è il peggiore. Si sente dire da molti agonisti di “resettare” la sconfitta, e pensare al successivo impegno. In questa maniera, però, si confonde lo sviluppo delle proprie capacità (tecnico/tattiche/mentali) con la fiducia nelle capacità stesse. Un conto è infatti la tutela della propria efficacia mentale. In questo senso è infatti corretto non farsi scalfire dalla sconfitta. Una cosa diversa è impedire un corretto sviluppo delle proprie capacità agonistiche. Sarebbe come se un bambino che impara a scrivere consegnasse un dettato e poi non riguardasse le correzione della maestra: avrebbe molta più difficoltà a migliorare.

Il secondo modo può essere fuorviante. Facendo una corretta analisi della prestazione, infatti, è vero che è possibile risalire al/agli aspetti che hanno determinato la sconfitta, ma è vero anche che lo stato attuale del livello di prestazione può essere determinato da molteplici fattori, alcuni dei quali imprevedibili (ad esempio infortuni, imprevista crescita del livello degli avversari, condizioni esterne impreviste…), altri legati al nostro specifico lavoro (ad esempio sto lavorando su un aspetto della prestazione e in una fase intermedia quel cambiamento influisce negativamente). Perciò è necessario inquadrare la singola prestazione in una prospettiva più ampia.

In terzo modo di reagire è il migliore, ma presuppone l’aver fatto a monte un lavoro di progressione e di obiettivi (intermedi e finali), perché solo questo sforzo iniziale vi può dare una visione completa della vostra attività agonistica e magari, quando necessario, decidere di cambiare qualcosa “in corsa”.

Alcuni grandi campioni invece fanno ancora meglio, e cioè riescono ad imparare dalle vittorie, questa sì davvero una virtù di pochi. Sto parlando di analizzare le proprie vittorie come se avessimo perso, e vedere come mettere in discussione qualcosa che facciamo già molto bene per farlo ancora meglio.

Non ci credete? Guardate un po’ della prima finale disputata da Rafael Nadal al Roland Garros e poi guardate un pezzo dell’ultima…