L'importanza del time-out

Praticamente tutti gli sport di squadra, e alcuni sport individuali, presentano dei momenti di pausa del gioco durante i quali potersi confrontare col proprio allenatore. Per un coach tale momento può rivelarsi una risorsa fondamentale, soprattutto quando si ha a che fare con atleti non molto esperti. Se però non si sa come utilizzarla, questa risorsa diventa invece una fonte di stress mentale, destinata a portare con se effetti negativi, talvolta addirittura disastrosi.
I tecnici che sanno fare buon uso di questo strumento si riconoscono facilmente, perché dopo una pausa la loro squadra (o l’atleta in questione) dimostra un rendimento migliore, almeno per un periodo iniziale.


Ecco in proposito qualche principio da tener presente per fare un buon time-out. Innanzitutto l’intervento del coach deve essere mirato a dare poche indicazioni, quelle giuste. In secondo luogo l’intervento può essere di tipo motivazionale oppure tecnico, oppure ancora un misto dei due aspetti. La scelta dipende da alcuni fattori legati, primi fra tutti le caratteristiche dell’atleta (età, esperienza, sesso) e la qualità della prestazione offerta fino a quel momento.
Vediamoli nel dettaglio
  1. Qualità della prestazione offerta in quel momento della partita. Se la prestazione è molto alta rispetto alle proprie possibilità, diviene di secondaria importanza focalizzarsi sui dettagli tecnico-strategici, mentre è consigliabile un intervento teso a tenere alta l’attenzione e la motivazione. Se al contrario la prestazione è molto al di sotto delle proprie possibilità, è utile un intervento esclusivamente motivazionale. Nei casi intermedi è invece più efficace dare indicazioni tecniche. Attenzione però, tali indicazioni non devo mai essere più di due per ogni atleta. Se si danno troppe informazioni, infatti (cosa che molti allenatori invece fanno…), l’atleta non riesce a focalizzarsi bene su nessuna di esse, data la tensione del momento.
  2. Caratteristiche dell’atleta. Questo aspetto è decisivo. Se un atleta è molto esperto, limitate le indicazioni tecniche all’essenziale (quasi un promemoria), ma sentitevi liberi anche di criticare il loro operato a fini motivazionali, perché saranno più facilmente in grado di appellarsi al proprio orgoglio (v. in proposito Pianigiani con la Nazionale di basket http://www.youtube.com/watch?v=P81z_2iNOhk ). Se invece si tratta di un atleta giovane, state molto attenti alle indicazioni motivazionali di tipo critico, che potrebbero ottenere l’effetto opposto rispetto a quello sperato. Perdete più tempo invece per spiegare le (poche) indicazioni tecniche fondamentali. Infine se avete a che fare con atlete, fate attenzione a dare un maggior numero di feed-back positivi rispetto a quanto non fareste con gli uomini, visto che il maschio, soprattutto in età adolescenziale, tende ad essere meno pignolo e critico con se stesso rispetto alle femmine.
Ci sono altri fattori che possono incidere, come il carattere specifico dell’atleta (che voi allenatori dovete conoscere e tener presente!) il punteggio del match oppure l’importanza della partita in questione, ma tenendo presenti questi due fattori di base finirete per influire positivamente sulla prestazione dei vostri atleti.
Insomma, gestire una pausa non è facile, ma se lo fate bene avrete un vantaggio non da poco sulla maggior parte dei vostri colleghi.