Inutile nascondersi dietro un dito, quasi tutti hanno paura
in certi momenti della partita. Forse non in tutte le partite, ma succede. Un
po’ forte chiamarla paura? Chiamatela come vi pare (ora va di moda “tensione”),
fatto sta che quando arriva finisce per condizionare la vostra prestazione. A volte non
decide un match, ma a volte sì. E anche quando non lo fa, rimane in testa la
sensazione che avrebbe potuto farlo, e che non siete stati in grado di dominarla. Non
è una bella sensazione, lo so. Ecco qualche esempio di quali danni può fare questa paura
nello sport, anche in atleti tecnicamente molto forti.
Diciamo subito una cosa. Questa è né più né meno come molte
altre cose della nostra vita: in parte dipende dal carattere, in parte dal
nostro lavoro. In uno dei miei pomeriggi giovanili, attaccato alla tv per vedere Wimbledon, vidi una cosa che non
dimenticherò mai. Era il 1989 e John McEnroe era alle prese con un pessimo
cliente (per essere un primo turno), lo specialista Darren Cahill. Dopo aver
perso i primi due set adesso se la stava lottando al quinto. L’australiano da
sinistra oramai rispondeva con entrambi i piedi in corridoio, in particolare
sulla seconda palla. McEnroe quel giorno aveva fatto un camion di doppi dalli,
e si ritrovò a giocare un punto chiave, proprio da sinistra, sotto nel
punteggio del gioco. Tutto lo stadio e tutti quelli a casa, considerato che
perdere il servizio equivaleva praticamente a perdere il match, davano per
scontato che il mancino di New York avrebbe giocato la solita traiettoria ad
uscire. Sbagliò la prima palla, e sulla seconda ne fummo tutti più che sicuri.
Invece lui piazzò un ace centrale gelando di ammirazione gli appassionati di
tutto il mondo.
Detto questo, dire che “o hai il sangue freddo o non ce l’hai”
corrisponde a mettere la testa sotto la sabbia per non vedere la realtà, e cioè
che si può migliorare molto anche in questo aspetto del gioco, esattamente come
tutti gli altri. Certo, se sei John McEnroe hai meno bisogno di allenarti su
questo, ma se non lo sei non è detto che tu non possa cavartela più che
egregiamente (ma in caso vi troviate nella stessa situazione di SuperMac vi
consiglio di giocare un più consistente slice ad uscire…).
Eccovi dunque qualche concetto base con il quali iniziare a
prendere confidenza, sapendo da una parte che questo è solo l’inizio, e
dall’altra che quando siamo a digiuno anche qualche boccone di pane ha una
grande utilità. Parliamo dunque del livello di attivazione. Questo è un
parametro fondamentale da prendere in considerazione. Avete presente quando
siete così rilassati che ci mettete un po’ ad entrare in partita e magari
andate sotto nel punteggio? Ecco, vuol dire siete entrati in campo con un
livello di attivazione troppo basso. Quando invece sentite il fiato corto e i
movimenti non riescono ad essere fluidi, allora il livello di attivazione è
troppo alto. In entrambi i casi non riuscite ad esprimervi come sapere a
livello tecnico, tattico, fisico.
L’obiettivo è quello di mantenere il livello di attivazione
nel giusto “range”: né troppo alto né troppo basso. Come si fa? Partiamo dal
primo caso, livello basso. Ci sono dei semplici trucchi da tener presente per
evitarlo, anche quando la partita non basta da sola a stuzzicare i vostri sensi
a dovere. Per quanto riguarda l’aspetto fisico, fate un riscaldamento più
sostanzioso del solito. Sì, è vero, il riscaldamento va sempre fatto (e a volte
invece lo ignorate, vero?), ma in questi casi è ancora più importante. Ricordate
di inserire sempre una piccola parte aerobica, vi aiuterà a mettere in modo il
vostro corpo anche quando gli ordini del vostro cervello non sono così decisi.
Sempre dal punto di vista fisico, vi consiglio anche di abituarvi a fare dei
saltelli prima di affrontare il punto successivo. In questo video una semplice
serie di esercizi da fare per attivarsi prima del match.
Dal punto di vista mentale, invece, cercate di ripassare i
vostri obiettivi. A che punto siete? Quale tassello rappresenta la partita che
state per affrontare? Quanta soddisfazione vi darebbe il raggiungimento di
questo obiettivo? Ripensare a questo vi darà un po’ di motivazione per
“sentire” il match e di conseguenza alzare il vostro livello di attenzione.
E se invece vi ritrovate ad affrontare un livello di
attivazione troppo alto? Possiamo fare qualcosa anche in questo caso. Prima cosa,
trovate un posto con un po’ di pace, poi fate esercizi di respirazione
necessari ad abbassare la frequenza cardiaca, e cioè respirate regolarmente e in maniera
profonda. Se potete, rilassate i vostri muscoli con degli esercizi specifici.
Oltre a questo, ditevi (non solo mentalmente, se potete) delle
cose positive. In proposito, sarebbe utile “mettere a punto” due o tre frasi
che identifichino i vostri punti forti, e la vostra volontà di raggiungere i
vostri obiettivi. Ecco, è il momento di tirarle fuori. Ditevele, e vedrete che
riuscirete a calmarvi quel tanto che basta per poter riportare il livello di
attivazione ad un livello utile e non dannoso. Ecco un breve video che diffonde l’importanza del nostro
dialogo interno (positivo e negativo).
Vi ho dato una serie di cose da fare utili, che funzionano.
Ovviamente però ognuno di noi è diverso, perciò magari la reale efficacia di un
esercizio può variare da persona a persona. Per questo la personalizzazione del
lavoro è importante. Scrivete a info@floriopanaiotti.it
e raccontatemi cosa vi succede, come vi sentite in campo quando la “paura” vi
prende, e se avete iniziato a fare qualcuno degli esercizi sopra esposti ditemi
come vi siete trovati.
Vi aiuterò a migliorare la situazione.