Il brutto vizio di trovare delle scuse

Tutti sono d’accordo su questa cosa: è inutile dare la colpa a qualcos’altro per un risultato non raggiunto. Eppure trovare delle scuse è una pratica che in pochissimi riescono a scrollarsi di dosso.
Volete qualche esempio? Oggi non mi sento bene, ho un fastidio/dolore che mi limita, col freddo (caldo) gioco male, il terreno/campo è troppo morbido/duro, le luci/il sole è troppo forte/debole/basso, le scarpe/la racchetta/altri attrezzi non vanno bene per queste condizioni, il pallone non è adatto alle mie caratteristiche, l’avversario mi conosce, l’avversario è più forte, l’avversario è antipatico/simpatico, i miei compagni sono fuori forma/troppo in forma… c’è sempre una scusa pronta per giustificare una pessima prestazione (o semplicemente una sconfitta), giusto?
  


Il pensiero della scusa spesso si insinua durante la gara, pian piano, come un serpente che in pratica ti suggerisce un motivo per mollare. Un alibi, insomma. E spesso inconsapevolmente l’atleta finisce per prendere per buono quell’alibi, e lo fa semplicemente perché è comodo. E più la fatica si fa sentire, più la pressione si fa pesante, e più è comodo.

Rifletteteci un attimo, però. Quali delle cose che ho appena detto, e di tutte quelle che nel frattempo vi saranno venute in mente, non erano prevedibili prima di entrare in campo? Se sei un calciatore, sai che può capitare di giocare con un campo pesante, no? Come se sei un tennista sai che potrai trovarti ad affrontare giocatori con determinate caratteristiche tecniche o caratteriali, e se sei un giocatore di baseball sai che potrai trovarti a rincorrere palline con il sole a tutte le altezze.

Allora ciò di cui ti lamenti non è un imprevisto, ma soltanto una difficoltà prevedibile. Se si fa dello sport agonistico, si mette in conto che ci siano delle difficoltà. Ce ne sono nell’ambiente in cui ci muoviamo, e ce ne devono essere in cosa fanno i nostri avversari perché quello è il loro mestiere, metterci in difficoltà. Detto in altre parole, gli avversari ci pongono dei problemi di ordine tecnico, tattico e/o mentale che noi dobbiamo risolvere. Se non li risolviamo, la colpa non è dell’avversario, come non lo è del campo o del tempo, ma è soltanto nostra.

Quindi i nostri alibi non sono altro che delle “spie” che ci segnalano le difficoltà che stiamo incontrando o che abbiamo incontrato in passato. Bene, utilizziamole nel modo giusto, e cioè affrontiamole. Cerchiamo di capire di cosa si tratta, e quando lo abbiamo capito inseriamo alcune situazioni/esercitazioni specifiche nel nostro piano di allenamento, per farci trovare pronti per quando torneremo ad affrontarle. Questo sì che potrà essere poco divertente, perché magari dovremo darci da fare in situazioni che non ci piacciono, ma volete mettere poi poter dire a se stessi, ai compagni, agli avversari “questa cosa non mi mette in difficoltà”?

Queste “spie” non vanno ignorate, ma soprattutto non dobbiamo utilizzarli come pretesti per dire “questa non è la mia situazione!”, perché questa è la maniera migliore per non ottenere ciò che vorreste.

Perciò la prossima volta che stare per dire a voi stessi una scusa pensateci bene.