Equilibrate i vostri ruoli nella vita

Chi opera nello sport spesso fa un errore a monte, qualcosa che poi rischia più avanti di far crollare il castello che pazientemente (si spera) sta cercando di costruire con un allievo. Pensa cioè a quella persona che ha davanti, che sta allenando, solamente come "essere sportivo". Lo valuta cioè solo come persona o atleta che fa sport e partendo da lì comincia a pensare, programmare, elaborare strategie per la sua crescita.


In realtà spesso non si pensa che in quanto persona l'allievo svolge una serie di ruoli diversi nella propria vita. Se è un ragazzino sarà anche e soprattutto un figlio, un fratello o una sorella, uno studente, solo per fermarci ai ruoli più probabili. Se è un adulto poi i ruoli possono moltiplicarsi. Senza addentrarci sull'opportunità di avere o non avere molti ruoli (oggi è socialmente gratificante avere molte cose da fare), la cosa che mi interessa è chiarire come la gestione di questi ruoli debba essere equilibrata, se si vuole che anche lo sport sia vissuto in maniera positiva. 

Se dedico troppe energie ad un aspetto della mia vita, inevitabilmente altri aspetti ne risentiranno. Niente di male in sé, il punto però è che un equilibrio ci vuole, e questo equilibrio deve essere consapevole. Se io persona adulta e padre di famiglia decido di dedicarmi al lavoro anima e corpo devo essere consapevole non soltanto dei sacrifici che comporta lo svolgimento dello stesso e della motivazione che mi deve supportare (su questo si parla di continuo, come ad esempio tutta la tematica mediatica del raggiungimento dei propri sogni). Ciò che si racconta meno volentieri è che automaticamente potrò dedicare meno energie ad altri ruoli che ho. Il signore di prima non avrà più molto tempo per stare con amici, moglie e figli, per fare attività fisica e per curare la propria spiritualità e per riposare adeguatamente, tutte cose che nel complesso danno un equilibrio. Cosa sacrificare? In che modo? Lo stesso discorso si può fare per un ragazzino preadolescente o adolescente. Inutile infatti sottolineare quanto sia importante questo periodo della vita per lo sviluppo della persona.

E allora l'operatore sportivo dovrà prima conoscere i ruoli del proprio allievo, comprenderne il peso, e solo a quel punto iniziare a programmare. E dopo aver programmato proporre con delicatezza qualcosa che può rompere gli equilibri e saper accettare un rifiuto senza giudicare. Soprattutto non dovrebbe sperare che lo sport divenga il principale ruolo per quell'allievo se non in condizioni particolari. Uno squilibrio del genere può essere pericoloso, va gestito e prevede rischi a medio/lungo termine. Inoltre può essere supportato solo da una grande passione e motivazione. In sostanza, prima di dire a un ragazzino di fare 3 ore di allenamento tutti i giorni, tagliando di netto ciò che potrebbe fare nel ruolo di amico, fidanzatino, musicista, studente, appassionato di mille altre cose, semplicemente perché se la sta cavando bene in quello sport, ci rifletterei bene.