Pillole di mental coaching: non date la colpa al destino!

Spesso mi capita di sentire frasi come “non era destino!” oppure “le cose vanno come devono andare”, e ogni volta penso sempre che per molti i guai cominciano proprio con quella frase. Chi parla così esprime le proprie credenze, assimilate per lo più in famiglia ascoltando e guardando chi ci ha cresciuto. Sotto sotto, addossare la responsabilità di quello che siamo al destino, alla causalità e, a volte, a qualcun altro, significa toglierci il peso della responsabilità per come ci comportiamo giorno dopo giorno.
È come dire che ciò che pensiamo, facciamo, desideriamo, non influisce sulla nostra vita, e che quindi è inutile pensare il meglio, agire per il meglio, desiderare ciò che ci fa stare meglio. Quest'idea porta alla rassegnazione e di conseguenza alla sofferenza. E invece dobbiamo credere di poter cambiare le cose, solo che credere in questo significa assumerci delle responsabilità, e quindi anche la possibilità di fallire. Senza questa convinzione, però, non è possibile raggiungere nessun obiettivo.


Come fare, allora, se vi accorgete di dare la colpa di quello che vi succede al destino? Come cambiare attitudine quando prendete ogni cosa che vi succede come qualcosa che non dipende da voi? Beh, in sintesi dimostrate a voi stessi che siete voi i padroni della vostra vita, di averne il controllo! Datevi un obiettivo che riguardi la vostra quotidianità, iniziate da piccole cose. Ad esempio, se non riuscite ad alzarvi presto la mattina per occuparvi dei vostri affari, datevi l’obiettivo di alzarvi presto. Ma dire questo non basta. Se avete leggo il post sugli obiettivi, sapete che definire un obiettivo generico è controproducente. Allora determinatelo con precisione. Per rimanere nel nostro esempio, diciamo che vi dovrete alzare alle 8, ed iniziare a lavorare (o fare ciò che avete previsto di fare) alle 8 e mezzo. Ok, ora va meglio, ma comunque ancora non basta. Bisogna anche dare un arco di tempo per raggiungere quel risultato. Stiamo ancora sul nostro esempio e diciamo che dovete farlo per una settimana. Così ci siamo!



 Alla fine della vostra settimana gustate il dolce sapore di aver raggiunto l’obiettivo, di aver sconfitto tutti coloro che di voi dicono da sempre “non ce la fa ad alzarsi la mattina. Che vuoi, è fatto/a così…”, e di aver fatto molte più cose rispetto alla settimana precedente. Presto capirete che dipende da voi se volete fare qualcosa oppure no, e alzerete il tiro. Potete lavorare sulla stessa cosa rendendo l’obiettivo più complesso oppure rendendo l’arco di tempo più lungo, o potete cambiare tipologia di obiettivo. Ad esempio potete dirvi di leggere almeno un certo numero di pagine di quel libro, oppure potete dirvi di parlare almeno mezz’ora al giorno con un vostro familiare. Quale scegliere? E come mettere in fila tutte le cose potenzialmente utili e importanti per voi? Questo è un altro discorso, che tratteremo più avanti.

Nel frattempo però, avete fatto un passo avanti. È vero, questo forse non basta per cambiare la nostra vita, ma è il primo passo, ed è decisivo.

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