Note dal campo: tenete conto dell’attenzione dei bambini

Quando si insegna in una scuola sportiva capita spesso di avere a che fare con bambini e ragazzi di diverse età. Il rischio è quello di non considerare adeguatamente questo aspetto in sede di struttura della singola lezione. 


Mi spiego. Ovviamente la tipologia di attività tecnico-tattica richiesta sarà “cucita” addosso alle caratteristiche degli allievi, compresa quella dell’età (e ci mancherebbe), ma quando parlo di “struttura della lezione” parlo di qualcos’altro. Intendo ad esempio la tipologia di esercitazione da scegliere fra le tante che hanno quella stessa finalità, e intendo il numero di esercitazioni e l’intervallo di tempo da prevedere tra queste, come pure faccio riferimento al tempo da dedicare all’accoglienza e al saluto. 

Il punto è che l’attenzione dei bambini/ragazzi varia (o così dovrebbe)  in base all’età. I piccolini hanno più difficoltà a tenere l’attenzione alta per lungo tempo, mentre crescendo questa capacità (meglio se allenata) cresce molto. Non solo. Un bambino ha solitamente più bisogno di muoversi rispetto, per esempio, ad un quattordicenne. 

Ecco perché l’altro giorno quando a causa di una sostituzione ho avuto davanti un gruppo di bambini di 6 anni anziché uno di preadolescenti, ho ripensato non soltanto gli obiettivi tecnico tattici della lezione ma anche la “forma” della lezione. Ho pensato a più esercitazioni di quanto non avrei fatto con i grandi, più intense ma brevi nella durata, con pause più frequenti. Ho previsto una fase di accoglienza un po’ più lunga, e forme di esercizio più ludiche. Ed è andato tutto bene, non hanno fatto in tempo ad annoiarsi, non hanno sentito il bisogno di sfogarsi.

Perché l’età cambia tutto, non solo gli obiettivi di “gioco”.