Ora avete ben presente la vostra visione (i vostri obiettivi) e sapete chi avete fra le mani. Come comportarvi adesso?
Sappiate una cosa: tutti gli allenatori di successo, anche quelli che vi sembrano agli antipodi fra loro, hanno in comune alcune capacità:
- Hanno una visione;
- Sanno comunicare quella visione;
- Sanno creare l’entusiasmo che serve;
- Vogliono guidare persone.
Se della visione e degli obiettivi che ne conseguono abbiamo già parlato, vediamo adesso di definire l'aspetto legato alla comunicazione. Se non siete in grado di far arrivare quella visione alla vostra squadra, siete perduti. È intuitivo, ma ancora oggi un principio sottovalutato.
Innanzitutto voi, in qualità di allenatori, dovete conoscere questi tre concetti chiave sulla comunicazione:
1. Le buone idee non si diffondono da sole;
2. Tutto quello che fate come allenatori è una forma di comunicazione;
3. Non importa tanto quello che dici ma come lo dici.
Primo punto, bisogna comunicare. Non supponete che gli altri condividano le vostre idee perché non è così. Dite ciò che avete in testa, i vostri obiettivi. E tenete conto che le parole sono solo una piccola parte della vostra comunicazione, per l’esattezza solo il 7% del totale. Il 38% (più di cinque volte il significato delle parole) riguarda il “come” le vostre parole vengono dette (inflessione, tono, ecc…), mentre il 55% riguarda tutto ciò che è non verbale, ovvero il linguaggio del corpo. Vince Lombardi diceva: “spesso al mattino, quando sono depresso o preoccupato, mi devo fare un discorso interiore di incitamento poiché non mi presento davanti alla squadra se non sono in grado di trasudare fiducia. Devo essere il primo a crederci, perché non c’è modo di imbrogliare i giocatori”. E aveva ragione. Perciò non dovete solo “parlare” alla vostra squadra, ma “comunicare” con essa.
Secondo, ricordatevi di essere onesti con la vostra squadra. Ditegli dove state andando e cosa sta succedendo. In questa maniera otterrete un reale coinvolgimento, passo fondamentale per raggiungere gli obiettivi prefissi, e avrete indietro (da non sottovalutare) i loro feedback. Non c’è niente di più importante che le osservazioni e i consigli di chi sta alla base del lavoro, perché sono quelli più preziosi per far fare un reale salto di qualità al vostro team. Se questo riesce, la comunicazione diventa a due strade e il potenziale della squadra cresce. Mi raccomando, siete aperti verso i feedback dei vostri giocatori.
Terzo punto, abbiate la volontà di comunicare, perché le persone hanno bisogno di questo da voi. Se voi non lo fate, i vostri giocatori cercheranno comunque risposte alle loro domande, e si daranno molto probabilmente risposte errate sulla base di supposizioni o disinformazione. Quindi siate “là fuori”, fra i giocatori, a comunicare a dire ciò che cercate per la squadra e per loro, ma soprattutto ad ascoltarli quando vi diranno quello che pensano. Voi non siete infallibili, anzi non sapete cosa sta succedendo come colui che sta realmente svolgendo quel compito.
Se curerete queste capacità, sarete in grado di comunicare la vostra visione, i vostri obiettivi, ma anche e soprattutto di modificarli ed adattarli per quanto necessario.
Vedi anche:
Mental coaching calcio: fissate degli obiettivi efficaci!
Mental coaching calcio: cosa deve fare un allenatore per creare una squadra vincente?
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- Hanno una visione;
- Sanno comunicare quella visione;
- Sanno creare l’entusiasmo che serve;
- Vogliono guidare persone.
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Innanzitutto voi, in qualità di allenatori, dovete conoscere questi tre concetti chiave sulla comunicazione:
1. Le buone idee non si diffondono da sole;
2. Tutto quello che fate come allenatori è una forma di comunicazione;
3. Non importa tanto quello che dici ma come lo dici.
Primo punto, bisogna comunicare. Non supponete che gli altri condividano le vostre idee perché non è così. Dite ciò che avete in testa, i vostri obiettivi. E tenete conto che le parole sono solo una piccola parte della vostra comunicazione, per l’esattezza solo il 7% del totale. Il 38% (più di cinque volte il significato delle parole) riguarda il “come” le vostre parole vengono dette (inflessione, tono, ecc…), mentre il 55% riguarda tutto ciò che è non verbale, ovvero il linguaggio del corpo. Vince Lombardi diceva: “spesso al mattino, quando sono depresso o preoccupato, mi devo fare un discorso interiore di incitamento poiché non mi presento davanti alla squadra se non sono in grado di trasudare fiducia. Devo essere il primo a crederci, perché non c’è modo di imbrogliare i giocatori”. E aveva ragione. Perciò non dovete solo “parlare” alla vostra squadra, ma “comunicare” con essa.
Secondo, ricordatevi di essere onesti con la vostra squadra. Ditegli dove state andando e cosa sta succedendo. In questa maniera otterrete un reale coinvolgimento, passo fondamentale per raggiungere gli obiettivi prefissi, e avrete indietro (da non sottovalutare) i loro feedback. Non c’è niente di più importante che le osservazioni e i consigli di chi sta alla base del lavoro, perché sono quelli più preziosi per far fare un reale salto di qualità al vostro team. Se questo riesce, la comunicazione diventa a due strade e il potenziale della squadra cresce. Mi raccomando, siete aperti verso i feedback dei vostri giocatori.
Terzo punto, abbiate la volontà di comunicare, perché le persone hanno bisogno di questo da voi. Se voi non lo fate, i vostri giocatori cercheranno comunque risposte alle loro domande, e si daranno molto probabilmente risposte errate sulla base di supposizioni o disinformazione. Quindi siate “là fuori”, fra i giocatori, a comunicare a dire ciò che cercate per la squadra e per loro, ma soprattutto ad ascoltarli quando vi diranno quello che pensano. Voi non siete infallibili, anzi non sapete cosa sta succedendo come colui che sta realmente svolgendo quel compito.
Se curerete queste capacità, sarete in grado di comunicare la vostra visione, i vostri obiettivi, ma anche e soprattutto di modificarli ed adattarli per quanto necessario.
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